Domanda:
Questo Consorzio su concessione e dichiarazione di pubblica utilità da parte della Cassa per il Mezzogiorno, occupò nel 1978 una superficie di mq. 400 per la trivellazione di un pozzo per usi irrigui. Opera eseguita (con relativa cabina e recinzione. Intanto l'area del pozzo, ceduta dal proprietario con accordo bonario, non venne frazionata né trasferita con decreto d'esproprio. Nel 2004, detto proprietario (più precisamente l'erede) vendette l'intero fondo. Nel giugno 2014, l'attuale proprietario riceve dall'Agenzia del Territorio l'accertamento preventivo per il mancato accatastamento relativo il vano cabina del pozzo. Da qui la contestazione all'Ente per occupazione illegittima. Il Consorzio ha comunicato al Legale della proprietà che “...si conferma l’impegno del Consorzio di dare soluzione alla problematica sollevata dalla Agenzia delle Entrate, appartenendo l’area senz’altro all’ente, attesa la irreversibile trasformazione del terreno nell’opera pubblica tuttora esistente sulla scorta della cessione bonaria dello stesso da parte dell’originario proprietario, pur in assenza di un atto formale di trasferimento della proprietà. Alla luce di quanto sopra, anche al fine di evitare ulteriori problemi ai suoi clienti, si comunica la disponibilità del Consorzio di formalizzare un atto di cessione gratuita innanzi a notaio con spese a totale carico dell’ente, così da provvedere all’aggiornamento catastale. A riscontro, il Legale del privato sostiene l'infondatezza delle argomentazioni, alla luce della giurisprudenza secondo cui “la trasformazione non comporta sic et simpliciter il passaggio di proprietà” ; “l'occupazione sine titulo costituisce un illecito permanente”; “l'istituto dell' usucapione è incompatibile con il protocollo CEDU”. Osserva inoltre, che l'Ente non ha avviato la sanatoria ex art. 42 bis e, il privato, chiede un risarcimento danni di € 18.000,00. Come comportarsi?
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