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La competenza, per azioni di retrocessione e risarcimento danni dopo la decadenza della pubblica utilità, è del giudica amministrativo

Ultimo aggiornamento: 27/01/2017

 

La CORTE DI CASSAZIONE, SEZ. UNITE CIVILI, con ordinanza 18 gennaio 2017 n. 1092 ha confermato la giurisdizione amministrativa per le azioni proposta dai proprietari di un’area di retrocessione e di risarcimento dei danni nel caso di occupazione protratta dopo la sopraggiunta inefficacia della ichiarazione di pubblica utilità. In particolare L’alta corte afferma:“…Le Sezioni Unite della Cassazione hanno già avuto occasione di chiarire (cfr. la ordinanza n. 10879 del 2015; v. anche la ordinanza n. 12179 del 2015) che una situazione di “mediata” riconducibilità del comportamento della pubblica amministrazione all’esercizio di un potere si verifica anche nel caso di protrazione dell’occupazione di un suolo pur dopo la sopraggiunta inefficacia della dichiarazione di pubblica utilità, ricorrendo anche in tale ipotesi l’elemento decisivo — per l’affermazione della giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo — del concreto esercizio del potere ablatorio, riconoscibile per tale in base al procedimento svolto ed alle forme adottate, in consonanza con le norme che lo regolano, pur se poi l’ingerenza nella proprietà privata e la sua utilizzazione siano avvenute senza alcun titolo che le consentiva: infatti il comportamento dell’amministrazione, che omette di restituire il terreno occupato in virtù di decreto di occupazione, nonostante quest’ultimo sia stato travolto dalla sopravvenuta inefficacia della dichiarazione di pubblica utilità, deve ritenersi connesso, ancorché in via mediata, a quel provvedimento, senza il quale non vi sarebbe stata apprensione e, quindi, neppure la mancata restituzione.Una situazione del tutto analoga si verifica nel caso di mancata retrocessione del bene, acquisito mediante decreto di esproprio, nonostante la sopravvenuta decadenza della dichiarazione di pubblica utilità. Anche in questo caso è dato registrare, infatti, il concreto esercizio di un potere ablatorio, culminato nel decreto di espropriazione, e un comportamento ad esso collegato (che non si sarebbe verificato se non vi fosse stato l’esproprio) della pubblica amministrazione, la quale omette la retrocessione del bene nonostante la sopravvenuta decadenza della dichiarazione di pubblica utilità. …”

 

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