In luogo dell' art. 42bis T.U.E. e a termini di p.u. scaduti è possibile stipulare un atto di cessione volontaria o un atto di compravendita preceduto da un accordo transattivo?
Questo Consorzio su concessione e dichiarazione di pubblica utilità da parte della Cassa per il Mezzogiorno, occupò nel 1978 una superficie di mq. 400 per la trivellazione di un pozzo per usi irrigui. Opera eseguita (con relativa cabina e recinzione. Intanto l'area del pozzo, ceduta dal proprietario con accordo bonario, non venne frazionata né trasferita con decreto d'esproprio. Nel 2004, detto proprietario (più precisamente l'erede) vendette l'intero fondo. Nel giugno 2014, l'attuale proprietario riceve dall'Agenzia del Territorio l'accertamento preventivo per il mancato accatastamento relativo il vano cabina del pozzo. Da qui la contestazione all'Ente per occupazione illegittima. Il Consorzio ha comunicato al Legale della proprietà che “...si conferma l’impegno del Consorzio di dare soluzione alla problematica sollevata dalla Agenzia delle Entrate, appartenendo l’area senz’altro all’ente, attesa la irreversibile trasformazione del terreno nell’opera pubblica tuttora esistente sulla scorta della cessione bonaria dello stesso da parte dell’originario proprietario, pur in assenza di un atto formale di trasferimento della proprietà. Alla luce di quanto sopra, anche al fine di evitare ulteriori problemi ai suoi clienti, si comunica la disponibilità del Consorzio di formalizzare un atto di cessione gratuita innanzi a notaio con spese a totale carico dell’ente, così da provvedere all’aggiornamento catastale. A riscontro, il Legale del privato sostiene l'infondatezza delle argomentazioni, alla luce della giurisprudenza secondo cui “la trasformazione non comporta sic et simpliciter il passaggio di proprietà” ; “l'occupazione sine titulo costituisce un illecito permanente”; “l'istituto dell' usucapione è incompatibile con il protocollo CEDU”. Osserva inoltre, che l'Ente non ha avviato la sanatoria ex art. 42 bis e, il privato, chiede un risarcimento danni di € 18.000,00. Come comportarsi?
Trattasi di un’occupazione usurpativa per una posa condotta idrica nel comune di XXXX. E’ possibile l'applicazione dell'art. 42/bis, anche se c’è un’istanza della proprietà per istanza la rimozione della condotta posata. La procedura dovrà essere condotta dal comune di XXXX o nell'eventualità la potrebbe predisporre anche il nostro consorzio, al quale è stata trasferita la gestione ? per valorizzare l'area dobbiamo tenere conto che si tratta di servitù di area di pertinenza di fabbricato, pertanto la riduzione del valore dell'area fabbricabile sarà : 10-20% del valore di mercato al mq dell'area e ridotto al 20/25% per imposizione servitù?
In nostro Ente ha operato procedure espropriative, occupando aree pagate ai proprietari tramite sentenze giudiziali, ma non ha mai emesso i decreti di esproprio definitivo in quanto la procedura, dopo il passare degli anni, è diventava illegittima.
Si chiede di sapere il procedimento corretto da adottare per l'acquisizione delle aree al patrimonio dell'Ente.
Il Comune, autorità espropriante, a seguito di procedura espropriativa temporanea e d'urgenza nel 1981 si immetteva nel possesso di un'area e procedeva alla realizzazione dell'opera pubblica costituita da una struttura sportiva. Il proprietario ha citato in giudizio il Comune che è stato condannato, sia in primo grado nel 1989, che con sentenza definitiva della corte d'appello, nel 1993, al risarcimento danni dalla dichiarata illegittimità originaria dell'occupazione, unitamente alla intervenuta irreversibile trasformazione del fondo occupato, che ha determinato, secondo le motivazioni della sentenza, - il diritto dell'attore al risarcimento del danno conseguente alla definitiva perdita del diritto di proprietà sul bene (secondo il fenomeno dell'occupazione acquisitiva da parte della p.a.) La sentenza definitiva fu registrata ma nessun ulteriore adempimento risulta essere stato eseguito dall'epoca per la trascrizione nei pubblici registri immobiliari ne voltura catastale del bene (area). Recentemente l'Agenzia del Territorio ha comunicato al proprietario di aver proceduto a catastare d'ufficio la struttura sportiva nelle more che egli stesso provveda a regolarizzare, comunque definitivamente, l'aggiornamento della struttura al catasto urbano, in quanto fabbricato mai dichiarato (ex art. 19 D.L.31.05.2010 n. 78 convertito con modificazioni in legge 30.07.2010 n. 122). Da qui la circostanza di essere venuti a conoscenza solo oggi che il bene oggetto della sentenza non è mai stato trasferito al Comune, ovvero che non ne risulti intestatario nei pubblici registri né in catasto. Può avere la sentenza dell'epoca effetto traslativo del diritto di proprietà, e quindi richiedere, con tutte le sanzioni del caso, la trascrizione e voltura del bene (area) oggi? Se così fosse sarebbe una soluzione non praticabile perchè il bene non è più centito in catasto coma area (che è l'oggetto della sentenza) ma come fabbricato.
Dovendo procedere ad acquisire alcune aree utilizzate senza titolo a sede stradale e parcheggi da tempo immemore (trattasi di porzioni di terreno esterne alle recinzioni a tratti asfaltate, a tratti in terra battuta) si chiede:
- se, in mancanza di riferimenti relativi alla data del fatto illecito, sia possibile liquidare un importo forfettario stimato tenuto conto della zona circostante;
- se con l'emanazione del decreto di acquisizione al patrimonio indisponibile emanato ai sensi dell'art.43 del D.P.R. 327/2001 siano sanate eventuali ipoteche così come avviene per l'emanazione del decreto di espropriazione per pubblica utilità.
Lo scrivente Consorzio di Bonifica può emettere l’atto di acquisizione ai sensi dell’art. 43 D.P.R. 327/01 e seguenti modifiche, considerando che il beneficiario dell’acquisizione è il Demanio dello Stato – Ramo Idrico in quanto opere idrauliche (scoli o canali)?
Occorre premettere che l’acquisizione di dette particelle è riferita ad opere pubbliche regolarmente concesse allo scrivente dallo Stato o dalla Regione, completamente ultimate, per le quali non si è pervenuti all’acquisizione della proprietà entro la vigenza della pubblica utilità per i motivi più vari (spesso legati ad impedimenti della proprietà nel concludere la cessione volontaria es. citazioni, ipoteche, minori, interdetti ecc).
E' corretto, per la determinazione dell'indennità di terreni edificabili, assumere, come valore di riferimento massimo, il valore venale stabilito dal regolamento ICI vigente nel nostro comune?
Con delibera G. M. in data 4. 05.96 veniva approvato il progetto e dichiarata l'opera di pubblica utilità.
In data 04.04.98 è stato emesso il decreto di occupazione di urgenza ed in data 04.05.98 è stato redatto il verbale di immissione in possesso e stato di consistenza.
Il procedimento si è interrotto in tale fase. Chiedo di conoscere se è legittimo e conveniente per l'amministrazione comunale applicare nella fattispecie l'art. 43 del DPR n. 327/2001 ai fini dell’acquisizione dei beni ormai irreversibilmente trasformati o quale altra procedura, per tale finalità, conveniente applicare.Allo stato attuale non riusultano richieste di restituzione del bene e o di risarcimento da parte dei proprietari ma solo diffide alla definizione del procedimento.
Come determinare il risarcimento da offrire in applicazione dell'art. 43 del Testo Unico?
Nel caso in cui beni appartenenti al patrimonio indisponibile del comune siano oggetto di esproprio, quale organo comunale ha competenza in merito all'accettazione dell'accordo bonario o dell'indennità proposta?
Gli immobili inseriti tra i beni non disponibili del comune, prima dell'accordo bonario o dell'accettazione dell'indennità proposta, vanno dimessi da quelli non disponibili ed inseriti tra quelli disponibili?
Il documento svolge l'analisi delle principali novità introdotte dal D.Lgs. n 163/2006 in materia di espropriazione e affronta le problematiche di coordinamento con la corrispondente rilevabile dal DPR n. 327/2001
Come acquisire, ai sensi dell'art. 31 della L. 448/98, al demanio stradale una porzione di terreno utilizzata ad uso pubblico (strada), ininterrotamente da oltre 20 anni?
Si desidera conoscere se a seguito di atto di cessione volontaria a rogito del Segretario Generale, ex art. 45 D.P.R. 327/2001, le ditte concordatarie sono tenute a versare i diritti di segreteria?
L'Ente ha occupato senza titolo alcuni immobili per la realizzazione di una strada. Con alcuni dei proprietari è stato raggiunto un accordo di cessione volontaria, mentre con un solo proprietario non è stato possibile raggiungere un accordo. Poichè il Comune intende chiudere il procedimento, emanando i provvedimenti previsti dal richiamato art.43, si chiede quali sono i presupposti per l'applicazione dell'articolo stesso.